Attualità

Trentaseimila domande per lavorare a L'Aquila

Trentaseimila domande, età media 31 anni, per trecento posti di lavoro a L’Aquila, numeri che rendono bene l’idea dell’emergenza lavoro, anche se qui in Abruzzo, a dire il vero, ci possono essere motivazioni nobili.

I dati sono stati riportati  dal ministro Fabrizio Barca che, durante un conferenza stampa, ha voluto fare il punto sulla ricostruzione post terremoto nella regione Abruzzo specificando poi che  17.042 candidati hanno risposto ai 14 avvisi pubblici pubblicati l’11 settembre scorso dal Formez, per un totale di 36.726 domande. 17.000 persone per 300 unità a tempo indeterminato da impiegare nella ricostruzione della città de L’Aquila e degli altri 56 Comuni del cratere.

Vediamo, analizzando i dati riportati dal ministero che solo il 45 per cento delle domande proviene dall’Abruzzo, un terzo arriva da regioni confinanti o vicine come Lazio, Campania, Molise, Marche, mentre il restante arriva da lontano, non mancano infatti le domande spedite dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia, dall’Emilia Romagna, dal Veneto, dalla Valle d’Aosta e dalla Liguria.

E si rimane un po’ sorpresi a scoprire che perfino un manipolo di stranieri, gente nata all’estero, compresi i figli degli emigranti, ha fatto richiesta di  lavorare alla ricostruzione de L’Aquila.

Ora, come ha spiegato il sindaco della città abruzzese vittima del sisma, bisogna ripartire dalla ricostruzione delle case in cemento armato classificate E, ci sono 19.000 persone che non hanno trovato alloggio nei map o nelle new town, questo significa che ogni mese si spendono 3 milioni per i contributi alla autonoma sistemazione.

Già, bisogna ripartire, è un ottimo punto di partenza, come sempre è il lavoro a L’Aquila come nel resto d’Italia.