Come si riscattano gli anni di studio a fine pensionistico
Non è una prassi seguita dai più, ma potete scommetterci che lo diventerà, con l’innalzamento dell’età pensionabile ed il costo sempre maggior dei contributi. Stiamo parlando del riscatto degli anni di studio a fine pensionistico, le cui norme sono cambiate a seguito della riforma del 1997. Gli unici requisiti sono: aver conseguito il diploma universitario o equipollente (tutti i diplomi, anche professionalizzanti, conseguiti anche all’estero e riconosciuti in Italia) e aver versato almeno un contributo settimanale all’INPS nel corso della propria vita assicurativa.
Per titoli posteriori al 1 gennaio 1996, per chi già lavora, occorrerà versare quote calcolate sulla base dell’aliquota contributiva (per la maggior parte dei lavoratori dipendenti è del 33%) applicata alla retribuzione lorda del richiedente, moltiplicata per il numero degli anni che si intende riscattare.
Ma anche chi ancora non ha un lavoro fisso può avviare la procedura, il che la rende conveniente per neolaureati che vogliano cominciare da subito a pensare al proprio welfare. In tal caso, si calcolerà il contributo di riscatto degli anni di studio sulla base dell’applicazione dell’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche per lavoratori dipendenti (33%) al minimo imponibile per artigiani e commercianti. Nel 2008 tale somma era pari a 13.819 Euro, il che significa sborsare 4.560 euro per ogni anno di studi; la somma aumenta però di anno in anno, cosa che rende quantomai conveniente pensare il più presto possibile al riscatto, specie per chi si sia appena laureato.