Finanziamenti

Crisi Irlanda: la colpa è del debito privato

La notizia occupa stabilmente le prime pagine delle testate, cartacee e online, da una più meno una settimana: la repubblica Irlandese è sull’orlo di una crisi economica per il debito privato. Bruxelles ha già teso una mano aperta al governo dell’isola, ma le offerte d’aiuto sono state rimandate al mittente accompagnate da dichiarazioni come “l’Irlanda non è la Grecia ed è in grado di gestire bene i suoi problemi di bilancio”.

Il fondo europeo di salvataggio era stato approntato proprio per far fronte al caso greco e le voci di un suo possibile impiego per quello irlandese non si sono placate, anzi, è diffusa l’idea che il governo stia portando avanti trattative informali e nascoste. Ma da che cosa esattamente ha origine la crisi irlandese?

Il debito pubblico del paese non versa in una situazione particolarmente problematica: è pari al 100% del PIL, laddove l’Italia si trascina un debito pubblico di 20 punti percentuali superiore al suo prodotto interno lordo. Ad essere molto elevato è l’esposizione finanziaria dei privati irlandesi (grosso modo il debito per famiglia): circa il 194% del reddito disponibile. Ne consegue un elevato rischio di insolvenza che grava sulle banche, che potrebbero trovarsi costrette a ricapitalizzare per 50 miliardi di euro.

Le preoccupazioni per il debito privato si traducono anche in un costo del debito pubblico elevato, più precisamente crollato di 60 punti base fino a 586 punti. I punti base altro non sono che lo spread, il differenziale che si interpone fra il rendimento di un titolo del tesoro irlandese e un titolo del paese preso come riferimento, in questo caso il bund tedesco. In parole povere, lo stato irlandese pagherebbe allo stato attuale il 5,86% in più di quello tedesco su un eventuale emissione. In Portogallo, con 441 punti, non sono messi meglio; la Grecia, con 917 punti, ha raggiunto uno spread che non si vedeva da trent’anni a questa parte. L’Italia galleggia a 164 punti.